Google plus è il social del futuro?

 

google plus

Vogliamo aprire quest’articolo analizzando un grafico. Le immagini parlano chiaro, i numeri di facebook sono lontani in modo stratosferico da quelli di google plus. Ma non è su quello che vogliamo soffermarci. Questa analisi, seppur non molto recente, ci mostra il numero di condivisioni compiute dagli utenti nel periodo sopra indicato. I dati si riferiscono agli USA, questa tendenza nel nostro paese potrebbe essere leggermente diversa, ma quello che risalta in modo molto evidente, è che il social di Mark Zuckerberg sembra attraversare un periodo di quasi stagnazione, cresce in modo costante, ma allo stesso tempo in modo molto lento. Viceversa, il social di google cresce in maniera esponenziale, in termini sia di numero di iscritti che di condivisioni.

  • Perchè questa crescita?

Sono molteplici i servizi collegati, e forniti agli iscritti al social, basti pensare al servizio di posta gmail o al canale youtube, per non parlare degli utilizzatori di android (che hanno superato gli 800 milioni), i +1 posizionati nel download delle applicazioni scaricate da google play generano un traffico notevolissimo su google plus.

  •  Plus supererà  mai facebook?

Vista la velocità  con cui questo mondo si evolve, fare una stima certa è praticamente impossibile, si riesce a prevedere il fatto che, se i ritmi di crescita rimangono invariati nei prossimi anni, il sorpasso potrebbe avvenire nel giro di un paio di anni. Stima avvalorata dalla sempre maggiore influenza che il social di google ha sui motori di ricerca e dal quanto gli esperti del settore tendono a spingerlo come piattaforma social del futuro.

  •  In termini di SEO?

Diciamo che uno dei vantaggi principali sta nel fatto che un post creato su google plus presenta degli elementi di ottimizzazione simili a quelli delle pagine web. Ogni singolo contenuto è indicizzato per parole chiavi specifiche nelle serp di google. Allo stesso tempo la possibilità  di svolgere attività  di seo e sem consente di ottenere un posizionamento migliore sui motori di ricerca. Conseguenza diretta sarà  un aumento di visibilità  del brand. Ecco spiegato il perchè i professionisti del settore spingono su questo social come anticipavamo pocanzi.

 

  • Come utilizzarlo efficacemente?

–       Utilizzare al meglio  parole chiave che consentano di colpire il target desiderato .

–       Ottimizzare le immagini e condividerle, sviluppandole in ottica SEO.

–       Inserire i link nella presentazione aziendale. Le pagine aziendali consentono di aggiungere più di un link, sarà  utilissimo per indirizzare il traffico verso il sito.

Non sappiamo prevedere il futuro, ma siamo fortemente convinti del fatto che il web del futuro sia social, e una piattaforma capace di integrare tutti i servizi come google plus, fornirà  all’utente tutto quello che desidera in termini di condivisione e indicizzazione.

Un plus varrà  presto più di un like? Ai posteri l’ardua sentenza.

L’analisi della domanda online

Nonostante siano numerosissimi i consumatori che possano risultare potenzialmente interessati alla nostra offerta, molto spesso il gap di potenziale, ossia la differenza tra la domanda potenziale e la domanda reale, è particolarmente elevato. Innanzitutto è opportuno distinguere tra gap di domanda primaria e gap di domanda secondaria: il primo indica la differenza tra la domanda potenziale e la domanda reale dell’intero mercato (area gialla); il secondo indica, invece, la differenza tra la domanda potenziale e la domanda della specifica impresa (area gialla ed area azzurra).

stima-della-domanda

Analizzando ora il gap di domanda secondaria, ovvero la differenza tra la domanda potenziale e quella della specifica impresa, è possibile notare come questo consti di due componenti: il gap di domanda primaria e il gap concorrenziale. Se il gap concorrenziale è superiore, questo ci permette di comprendere che i concorrenti hanno una quota di mercato molto più ampia rispetto a quella dell’azienda in analisi. In questo caso le aziende competeranno per la redistribuzione della quota di mercato, fino a giungere talvolta ad autentiche guerre di prezzo.
Nel momento in cui, invece, prevale il gap di domanda primaria, il mercato presenta ampi spazi di crescita e si rivela necessaria l’espansione dei consumi per l’intera categoria di prodotto. In questo caso è necessario rimuovere le barriere cognitive, educare il cliente e ridurre il rischio percepito. Per conseguire tale obiettivo, molto efficaci potrebbero essere iniziative di comunicazione offline e attività  di coopetition.
Accanto a questa ipotesi, potrebbe trattarsi anche di un gap di occasioni: gli utenti si servono di quel prodotto ma in un numero di occasioni limitate (ad esempio accedono ad un servizio di banking online solo per la gestione del portafoglio titoli e non per le altre operazioni); oppure di un gap di dose: gli utenti si servono di quel prodotto, in tutte le occasioni possibili ma consumandone una dose inferiore rispetto a quella prevista. In questo caso siamo di fronte ad utilizzatori leggeri, nei confronti dei quali può risultare utile sviluppare campagne illustrative di tutti i servizi offerti e di tutte le occasioni per le quali il prodotto/servizio possa risultare di indubbia utilità .
Per comprendere queste sfumature diventa fondamentale monitorare il comportamento del consumatore online, essenzialmente imputabile alle seguenti cause:

comportamento-consumatore

La domanda online si caratterizza dunque per un’eterogeneità  crescente con una maggiore esigenza di personalizzazione da parte del consumatore. La ricerca delle informazioni diventa sempre più efficiente e rapida e, per questo, la sensibilità  al prezzo assume rilievo soltanto in caso di carenza di dettagli sufficienti per valutare la qualità  del prodotto.
Inoltre, l’aspetto più rilevante, è l’emergere di una crescente esigenza di socializzazione anche durante le esperienze di acquisto: anche la scelta diventa sempre più condivisa e oggetto di interazione. In questo modo diventa possibile recuperare la perdita di esperienzialità , dovuta all’impossibilità  di toccare e vedere il prodotto, attraverso la comunicazione e lo scambio peer-to-peer.
Per questo è necessario condividere review e puntare su esperienze di social commerce per riuscire a coinvolgere il cliente a 360°.
Dall’analisi del Consumer behaviour alla rilevanza del consumer engagement.

 

La segmentazione della domanda in rete

La segmentazione della domanda online consiste nel comprendere le caratteristiche che assimilano o differenziano i navigatori con riferimento a preferenze e comportamenti relativi sia al brand/prodotto, sia all’utilizzo del web/sito.
Per quale motivo è utile segmentare? àˆ fondamentale per riuscire a disegnare in maniera ottimale il sito e per decidere quali siano i link con altre risorse che possano risultare maggiormente coerenti con il sistema di interessi della domanda.Le fonti di dati per operare una segmentazione dei navigatori sono le seguenti: i log files, la registrazione al sito e le attività  e condivisioni social svolte dagli utenti. Ma come si definiscono i diversi segmenti? In realtà  esistono diversi criteri a seconda delle finalità  perseguite e della ricchezza dei dati di cui si dispone.Anzitutto è possibile individuare due basi di segmentazione: il profilo dell’utente e le preferenze/desiderata dell’utente.

criteri-di-segmentazione
La segmentazione geografica prevede di suddividere il mercato in diverse aree, basandosi sul presupposto che le necessità , gli interessi e le preferenze dei consumatori varino a seconda delle caratteristiche del luogo in cui risiedono. Le variabili web specific da analizzare sono: il network di accesso, la postazione di accesso e la tipologia di device adottato. Siti come NY.com e 2night.it si servono di una segmentazione geografica.

La segmentazione socio-demografica suddivide il mercato in gruppi di consumatori sulla base di variabili quali: sesso, età , istruzione, membri del nucleo familiare, reddito e professione. Le variabili web specific sono: indirizzo e-mail e homepage dell’utente, anzianità  di utilizzo del web. Siti come radiomamma.it e thirdage.com si servono di una segmentazione socio-demografica.

La segmentazione psicografica si basa sullo stile di vita, espressione multidimensionale delle caratteristiche e del comportamento dell’individuo come singolo e come membro di una comunità . Rilevanti appaiono pertanto le attività  (come viene impiegato il proprio tempo); gli interessi (ciò che conta) e le opinioni (i valori e le convinzioni) dell’utente. Le variabili web specific sono: atteggiamento nei confronti della privacy e della sicurezza, atteggiamento nei confronti delle difficoltà  di download e delle innovazioni tecnologiche. Siti come diesel.com utilizzano un criterio di segmentazione psicografico.

La segmentazione comportamentale si fonda sul comportamento dell’utente, prestando attenzione allo status dell’utente (utilizzatore, non utilizzatore, utilizzatore frequente, etc..); alle occasioni d’uso, all’intensità  di utilizzo e alla fedeltà  al prodotto/servizio. Le variabili web specific sono: la regolarità  delle visite; il momento di consultazione del sito e i percorsi di provenienza più frequenti; il tempo medio per sessione e la tipologia dei file richiesti; i feedback e gli acquisti. Siti come Esselunga.it si basano su un criterio di segmentazione comportamentale per l’invio di newsletter differenziate a seconda dello status dell’utilizzatore e per la creazione di liste della spesa a seconda dell’occasione d’uso.

La segmentazione per benefici ricercati definisce il raggruppamento dei consumatori sulla base delle motivazioni che spingono a scegliere un determinato prodotto/servizio. Si tratta di una variabile fondamentale per la pianificazione dei contenuti e delle funzionalità  del sito, differenziabile non soltanto a seconda del profilo dell’utente (user-based) ma anche a seconda dell’occasione d’uso (occasion-based) alla quale possono corrispondere diversi benefici ricercati. Siti come Dell.com utilizzano un criterio di segmentazione per benefici ricercati.

Alla segmentazione segue l’attività  di targeting, volta stabilire il segmento sul quale occorre concentrarsi. Per compiere una scelta consapevole, bisogna considerare:

targeting

Segmentazione e targeting: fasi essenziali per una specializzazione efficace.

Le comunità  virtuali di consumatori: tipologie e applicazioni

Le comunità  virtuali sono gruppi di individui che si aggregano spontaneamente intorno ad interessi condivisi e che mantengono una stabile interazione.
Sono diverse le comunità  virtuali rintracciabili:

comunità -virtuali

Le comunità  di consumatori sono volte a soddisfare esigenze di interazione e di condivisione di esperienze attraverso lo scambio di informazioni, comunicazione ed entertainment.
Tali ambienti digitali consentono di ampliare notevolmente la conoscenza e la disponibilità  di informazioni di un’azienda, riuscendo a carpire anche consapevolezze tacite e periferiche proprio grazie all’interazione sociale dei membri.

periferiche interazione

Le comunità  virtuali di consumatori consentono di facilitare l’aggregazione della domanda su scala globale, di effettuare analisi di mercato agevolando l’apprendimento in merito allo sviluppo di nuovi prodotti o al miglioramento di quelli già  esistenti, di codefinire i valori associati al brand aziendale, di aumentare i flussi di comunicazione (viral e WOM marketing) e di incrementare il senso di appartenenza creando barriere all’uscita (brand loyalty).
Le comunità  di consumatori possono risultare: comunità  di transazione (ad esempio E-bay, sono volte ad aggregare la domanda e perseguono una dimensione eminentemente informativa); comunità  di interesse (aggregazione intorno ad interessi condivisi e definizione delle esigenze di uno specifico mercato); comunità  di relazione (scambio di esperienze personali e creazione di legami tra i partecipanti, riducendo il rischio percepito e incrementando il senso di appartenenza al brand); comunità  di fantasia (ambienti virtuali e trama di fondo per superare le barriere alla verbalizzazione attraverso l’immedesimazione in un personaggio di fantasia).
A seconda delle specifiche esigenze e della domanda di ricerca, può essere opportuno monitorare in modo specifico determinate comunità . Nel caso in cui l’argomento costituisca un tabù o afferisca la sfera personale dell’individuo, discuterne in una comunità  di fantasia potrebbe essere la scelta ottimale per superare ogni remora. Oppure, nel caso si intenda specializzarsi su un target specifico e accomunato da una passione o da un interesse forte, occorre monitorare le comunità  di interesse per comprendere al meglio i benefici ricercati da questo target. Qualora invece si venda un’esperienza o un viaggio, le comunità  di relazione permettono una socializzazione preliminare tra i membri, facilitando l’emergere di sensazioni positive associate alla fase post-eventum.
Infine, nel momento in cui si intenda piazzare una determinata partita di prodotti o commercializzare riserve in esubero, allora le comunità  di transazione permettono di ampliare notevolmente il mercato a cui ci si riferisce, superando barriere spazio-temporali.
Tuttavia, per sfruttare al meglio le informazioni che possono essere tratte dall’analisi di tali comunità , occorre anzitutto comprendere il paralinguaggio elettronico che talvolta viene sviluppato in tali ambienti. Dal momento che spesso si tratta di un lessico dal presidio idiosincratico, può risultare estremamente vantaggioso che l’osservatore appartenga al target in analisi. L’oggetto dell’indagine, tuttavia, non dovrà  concentrarsi soltanto sui contenuti, ma anche sulle modalità  di interazione sviluppate, servendosi eventualmente di un software di analisi lessicale per favorire la mappatura delle keyword più diffuse. In questo modo sarà  possibile anche assumere maggiore consapevolezza per l’eventuale sviluppo di campagne di SEM mirate.

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Comunità  virtuali: l’emergere della parte sommersa dell’iceberg.